Flauto
Massimo Mercelli
Voce narrante
Guido Barbieri
Solisti dell'Orchestra Filarmonica Vittorio Calamani
Tommaso Santini & Roberto Ficili - Violino
Arianna Bloise - Viola
Laura Pascali - Violoncello
Nicola Memoli - Contrabbasso
Filippo Proietti - Clavicembalo
Questa è la storia di un Gesù che non è mai esistito, un Gesù di pietra, con gli occhi d’inchiostro e le sopracciglia nere, nato tra i Sassi di Matera e morto alla fine di un film. È la storia vera, in realtà, di Enrique Irazoqui, il giovane anarchico e sindacalista catalano che Pier Paolo Pasolini, per caso e poi per volontà, scelse per la parte del protagonista di uno dei suoi film più discussi e controversi: Il Vangelo secondo Matteo, girato nel sud d’Italia tra il 1963 e il 1964. Fu una coincidenza – o meglio una sincronia – a far incontrare Enrique e Pier Paolo a Roma, proprio mentre Pasolini stava cercando un volto, un corpo, uno sguardo per il Gesù che aveva in mente. E capì che proprio quel ragazzo di diciannove anni, padre basco e madre italiana di origini ebraiche, appena arrivato in Italia per raccogliere fondi a favore del sindacato universitario clandestino di Barcellona, era il suo Cristo ideale. “Ho trovato Gesù, Gesù è in casa mia” – disse Pasolini subito dopo averlo incontrato. Non era un attore, però, Enrique, e non lo sarebbe mai stato, anche se il suo volto appare, mai come protagonista, in una decina di film girati in Spagna e in Italia negli anni successivi. E infatti la sua esistenza ha seguito strade assai diverse. Privato del passaporto ed espulso dall’Università per aver partecipato – secondo il regime franchista – ad un film di “propaganda comunista”, riesce comunque nel 1969 a raggiungere Parigi, dove si laurea in Economia. E poi, grazie al sostegno di alcuni intellettuali italiani come Elsa Morante e Natalia Ginzburg, si trasferisce negli Stati Uniti dove studia e insegna letteratura spagnola in diverse università. Appassionato di scacchi, giocatore professionista, durante un torneo tra le nazionali di Francia e di Spagna riesce a sconfiggere, al termine di un incontro leggendario, Marcel Duchamp, anch’egli giocatore di alto livello. Negli anni Settanta inizia a sperimentare la tecnica di gioco contro un computer, ma deluso dalle prestazioni dei programmi allora esistenti, perfeziona un dispositivo che consente a due computer di giocare tra loro. Nella seconda metà della sua vita si ritira a Cadaques, in Costa Brava, cittadina famosa per essere stata il buen retiro di Picasso, Dalì e Garcia Lorca, dove continua ad organizzare tornei di scacchi e a coltivare la sua passione profonda per la fotografia. Scompare nel settembre del 2020, a 76 anni di età.